In questo marzo 2016, il lavoro di embroidery svolto dalle mani di Anna Monti Italian Embrodery Experience ha conosciuto una insolita notorietà, grazie a un incarico particolarmente prestigioso in ambito editoriale.
Ci riferiamo alla copertina di Vanity Fair Italia con le “lacrime d’oro” di Sofia Loren, da noi ricamate ad una ad una, su 600 copie speciali del magazine, su un’idea dell’artista Francesco Vezzoli.
Per l’occasione, abbiamo chiesto al direttore di Vanity Fair Italia, Luca Dini, di rispondere a qualche domanda.
Pur tra i mille impegni che il suo ruolo comporta, ha trovato il tempo di darci alcune interessanti risposte, che aprono il tema anche alla comunicazione del lavoro artigiano, ambito che – come sapete – ci coinvolge particolarmente, visto il dialogo costante che portiamo avanti online da tempo, con tutti voi.
Ma ora lasciamo la parola al direttore Dini, non senza averlo ringraziato per la cortese collaborazione!
Anna Monti – Italian Embroidery Experience – Vanity Fair tratta in modo brillante e interessante di temi sempre fortemente legati alla moda e ai trend: cosa l’ha spinta a utilizzare una pratica vissuta come “tradizionale” quale il ricamo per una copertina importante?
Luca Dini (Vanity Fair) – Una rivista è uguale e ripetuta in ogni sua copia, il ricamo è unico e irripetibile in ogni esemplare.
Mi attirava questo, la possibilità di rendere unica, attraverso il ricamo, ognuna delle nostre copie.
Anna Monti – Italian Embroidery Experience – Il ricamo realizzato non è certo una cosa qualunque, sia per la statura artistica di chi l’ha ideato (Francesco Vezzoli) sia per l’importanza mediatica della copertina di “Vanity”, per non parlare della Diva con la D maiuscola il cui volto è stato “lavorato” dal nostro ricamo, Sofia Loren.
A suo parere, la lavorazione tecnica è stata al livello di queste impegnative premesse?
Luca Dini (Vanity Fair) – Assolutamente sì.
Bellissima la tonalità di oro, ma la cosa che mi è piaciuta di più è stata, appunto, l’«imperfezione» di ogni esemplare, e la possibilità di vedere il ricamo non solo sul lato «ufficiale» della copertina, ma anche su quello nascosto e «grezzo».
L’impronta di un lavoro artigianale, fatto, se non propriamente a mano, con un forte contributo dell’elemento umano.
Anna Monti – Italian Embroidery Experience – Come ha conosciuto la nostra azienda?
Luca Dini (Vanity Fair) – Me l’ha raccomandata lo stesso Vezzoli.
Io, ovviamente, mi sono fidato.
E ho fatto bene.
Anna Monti – Italian Embroidery Experience – Da uomo di informazione, cosa pensa del modo in cui la piccola e media azienda italiana viene raccontata dai media?
Luca Dini (Vanity Fair) – Penso che non sia raccontata a sufficienza.
Penso, soprattutto, che non venga abbastanza messa in rilievo la sua superiorità qualitativa rispetto ai prodotti di tante aziende straniere.
Anna Monti – Italian Embroidery Experience – Sempre a livello di comunicazione, Anna Monti Italian Embroidery Experience cerca una sua via a livello di blog e social network: ritiene che per una piccola azienda come la nostra lo storytelling online sia una buona strada?
(Attenzione a come risponde… se si sbilancia in senso positivo potremmo chiederle un rilancio sui social network di Vanity Fair!)
Luca Dini (Vanity Fair) – Lo storytelling online è sicuramente la strada giusta.
Economico, virale: per i prodotti di livello, quelli che generano passaparola, è la modalità naturale.